mercoledì 26 marzo 2008

Bentornata,grazie.


Schizzettino di mezza giornata per ammazzare il tempo mentre fagocitavo zolle di cioccolato nocciolato.
La colomba, quella no.
Cioè, io avrei pure voluto, ma una promoter molesta al supermercato, quando ha visto che mi trezziavo le scatole ammonticchiate, soppesando quella con triplo cioccolato e budino o quella con tiramisù e solo spruzzata di cacao, mi si avvicina a falcate, forse volendosi imporre psicologicamente visto che era un metro e una sputazza:

Promoter Molesta: Qui, oggi, regaliamo colombe! Se ne prendi una te ne regaliamo un'altra!
Margherita: No, grazie, me ne serve solo una.
PM: Si, ma qui stiamo REGALANDO!
M: Capisco. Non è un problema di oculatezza economica, è che me ne serve solo una e basta.
PM: Cioè, forse non hai capito: te la prendi e te la porti via e basta, io te la regalo!
M: Si, è molto carino da parte sua, ma non mi serve, sarebbe un peccato buttarla nell'immondizia!
PM: Bah. [allontanandosi e scuotendo il capo]

Dopo poco, Tania l'ignara di tutto fa la mia stessa pensata, trezziandosi anch'ella la piramide di palomme. La Promoter Molesta s'aggancia anche a lei, pur avendo notato che pilotava il mio stesso carrello:

PM: Regaliamo colombe! Una ne prendi e un'altra te la regalo!
M [verso suo patroclo] : Maronna, pigliamm' sta sfaccimm' e'colomba, pe ppiacer!

Epilogo: i miei si sono vergognati di me e sono scappati alla cassa senza colomba.

sabato 8 marzo 2008

Zazie e i cotton-fioc


Mi mancano poche pagine per finire Zazie nel metrò e già so che me ne innamorerò definitivamente all' ultimo punto. La versione CMYK è molto più brillante, ma tant'è...
Ieri ho conosciuto David Lloyd, che teneva un ciato di vino a pazzi e ho dovuto anche annuire compunta e a tre centimetri dalla sua faccia all'inglese very british e really drunk che impappava quella lingua di merda a troncamenti ed elisioni che mi hanno fatto capire tre quarti di cazzo (ma ho continuato diplomaticamente ad annuire: potevo mai dirgli "cioè, ma una lingua che per dire "camino" non sa trovare una parola tutta nuova e incellofanata ma deve usare "fireplace", "il posto del fuoco"..... almeno parla spiecato!" ?)
Comunque, è stato molto gentile e mi ha visto un pò i disegni: il responso è stato che a livello di stile ci sono, gli è piaciuto molto, ha detto che è potente e vitale, ma devo concentrarmi di più sulle espressioni dei volti (a questo punto ha detto che devo fare le facce allo specchio per vedere come paio se c' ho la wallera, se ho paura o devo fare cacca, e si è prodigato in milleuna faccia per fare gli esempi...) e far si che i personaggi che disegnano perdano quell'aria di "azione involontaria", e su questo niente da dire, c' ha ragione.
Pagliacceria a parte, sono stata contenta di poter parlare con calma con un professionista come lui. Mi ha raccontato degli aneddoti su Toppi, quelle cose da "forse non tutti sanno che" sulla Settimana Enigmistica.

Dopo questo incontro mi sono sentita ispirata, e stamattina davanti allo specchio (non facevo le facce ma mi spremevo un brufolo, ecco perchè non sono ancora fumettista affermata...) mi è venuta l' illuminazione: la prima scena dell'opera della mia vita. Il Sin City di Frank Miller, l' Hellboy di Mike Mignola.
La scena è la seguente:

C'è uno che si pulisce le orecchie con dei cotton-fioc, e dopo averlo usato, lo butta ognuno nel cesso. Le vignette della prima striscia dovrebbero susseguirsi così, una serie di cotton-fioc lanciati in direzione del cesso ma che rimbalzano sulla ciambella ed escono fuori.
Didascalia: "Se ogni mattina non faccio centro col cotton-fioc nel cesso, sballo il karma del mondo. Ci tento finchè non riesco, poi sono più tranquillo."

Si accettano aspiranti sceneggiatori che partano da questa mia scena iniziale per sviluppare una storia fino a tre tomi.